Sindrome dello stretto toracico
Osteopatia Genova

Lo Studio di Osteopatia di Paolo Saccardi tratta la sindrome dello stretto toracico, cioè tutta quella classe di disagi derivati dalla compressione dei fasci vascolo-nervosi che vanno dal collo alle braccia.

Questo tipo di problema ha molto spesso una base osteopatica per cui il margine di successo è elevato.

Cenni anatomici

Nella sindrome dello stretto toracico, la compressione dei vasi e dei nervi che dal collo vanno alle braccia avviene a livello dello stretto toracico.

Lo stretto toracico è quello spazio fra la clavicola e la gabbia toracica, localizzato sulla parte alta del torace proprio sotto al collo.

Precisamente questo spazio è delimitato superiormente e inferiormente dalla clavicola e dalla gabbia toracica e lateralmente dai muscoli scaleni anteriore e medio, più in alto, e dal muscolo piccolo pettorale, più in basso.

In questo ristretto canale osteo-muscolare, denominato stretto toracico, transitano i nervi e i vasi diretti all'arto superiore.

Cause

La sindrome dello stretto toracico è causata da una compressione del fascio vascolo-nervoso diretto all'arto superiore a livello dello stretto toracico.

Come sopra esposto e come indica la stessa denominazione, lo stretto toracico è uno spazio estremamente ridotto per cui una minima compressione a questo livello è sufficiente a creare un disagio sulle strutture presenti in sede.

L'origine della compressione è quasi sempre osteopatica, cioè funzionale.

Classicamente le cause della sindrome dello stretto toracico sono riconducibili a vizi posturali, esiti di traumi o esercizio di attività ripetitive ma tali cause, a loro volta, dipendono quasi sempre da adattamenti osteopatici.

Una postura viziata, per esempio, dipende dalla presenza di restrizioni funzionali che obbligano o invitano il Paziente a quella determinata postura. Un trauma lascia sempre uno strascico funzionale. E qualsiasi attività, per quanto ripetitiva, non è mai causa di problemi ma si trasforma in un problema se le strutture non lavorano in maniera adeguata.

Per quanto riguarda sovrappeso e gravidanza, anche in questo caso la manifestazione di sintomi è collegata ad adattamenti funzionali poiché non tutti gli obesi e tutte le donne in gravidanza presentano sindrome dello stretto toracico.

Esiste ancora la possibilità che una sindrome dello stretto toracico possa dipendere da difetti anatomici congeniti, ma si tratta di eventualità statisticamente rarissime.

Quindi la causa prima della sindrome dello stretto toracico deve essere ricercata in ambito funzionale e risolta su base osteopatica.

Segni e sintomi

La sindrome dello stretto toracico si manifesta con sintomatologie differenti a seconda del maggior interessamento delle strutture nervose, venose o arteriose: in ogni caso tali sintomatologie sono tutte riferite all'arto superiore e talvolta al collo.

Nella maggior parte dei casi vi è una compromissione del plesso brachiale per cui la sintomatologia più frequente è riconducibile alla sindrome neurogena i cui sintomi tipici sono:

Se la compromissione interessa le strutture venose, allora vi sarà una sindrome venosa, caratterizzata da:

La compressione arteriosa, molto rara, dà origine a una sindrome arteriosa essenzialmente caratterizzata da un deficit di ossigenazione ai tessuti, per cui si avrà:

Diagnosi

La diagnosi della sindrome dello stretto toracico è di stretta competenza medica e si basa sia su un esame obiettivo che su esami strumentali.

L'esame obiettivo si basa sull'esame dei segni e dei sintomi che possono essere semplicemente riconosciuti oppure evocati tramite test di provocazione, cioè particolari movimenti del collo che accentuano o generano il quadro sintomatico.

L'indagine strumentale prevede RX, RMN, TAC e soprattutto l'elettromiografia, in caso di sospetta sindrome neurogena, o arteriografia e venografia in caso di sospette turbe vascolari: questi ultimi sono esami molto invasivi poiché prevedono l'inserimento di cateteri.

È necessario non confondere la sindrome dello stretto toracico con:

Questi problemi rientrano sempre nella competenza osteopatica ma vengono affrontati in maniera diversa.

Rimedi tradizionali

L'approccio terapeutico tradizionale in prima istanza è un approccio di tipo conservativo, quindi non invasivo e generalmente si basa su:

In casi particolarmente ostici e con sintomatologie invalidanti è prevista la terapia chirurgica finalizzata a decomprimere lo stretto toracico.

La terapia chirurgica tuttavia non solo non garantisce risultati certi ma presenta anche margini di rischio poiché, in corso di intervento, è possibile danneggiare terminazioni nervosa sane.

Trattamento osteopatico della sindrome dello stretto toracico

Da un punto di vista osteopatico la sindrome dello stretto toracico viene affrontata e risolta attraverso un riequilibrio di tutta la zona cervico toraco brachiale.

Lo stretto toracico, infatti, è condizionato dalla dinamica del cingolo scapolare, del tratto cervicale, delle fasce e dei muscoli cervicali, dell'arto superiore, del cavo ascellare e della gabbia toracica, per cui tutti questi distretti devono essere revisionati e riequilibrati con la massima cura.

Un intervento settoriale limitato alle strutture anatomiche dello stretto toracico, vale a dire clavicola e prime coste, è completamente insufficiente poiché le tensioni presenti a questo livello nella maggior parte dei casi partono dai distretti sopra citati.

Vediamo nel dettaglio il protocollo di intervento osteopatico per la sindrome dello stretto toracico.

Adattamenti osteopatici cranio-sacrali

Gli adattamenti osteopatici del sistema cranio-sacrale devono essere sempre trattati poiché a partire dal cranio originano molto spesso catene adattative discendenti in grado di arrivare facilmente allo stretto toracico e oltre.

In particolare la base del cranio, vale a dire la dinamica delle ossa sfenoide, temporale e occipitale, deve essere attentamente revisionata poiché qui trovano inserzione le fasce cervicali e i muscoli del collo a diretto contatto con le prime coste e la clavicola.

Quindi le tensioni della base del cranio si riflettono sullo stretto toracico in maniera molto diretta.

Il trattamento del cranio rappresenta quindi un passaggio fondamentale: rinunciare a trattare la base del cranio significa rinunciare a risolvere il problema.

Adattamenti osteopatici del tratto cervicale

Il tratto cervicale è direttamente coinvolto nella sindrome dello stretto toracico.

Innanzitutto le fasce cervicali media e superficiale trovano inserzione sulle prime coste e sulla clavicola. La fascia cervicale media, in particolare, ha un ruolo importante nella dinamico dello stretto toracico, in considerazione dei suoi rapporti anatomici con le strutture circostanti.

Inoltre i muscoli del collo, in particolare i muscoli scaleni e sternocleidomastoideo oltre che, in maniera un po' meno diretta, il gruppo dei muscoli prevertebrali hanno un ruolo determinante nella dinamica della clavicola e delle prime due coste.

Inoltre anche le vertebre cervicali, su cui le strutture sopra citate si inseriscono, devono essere perfettamente libere e mobili.

Per questi motivi il tratto cervicale va ispezionato e riequilibrato nella sua interezza e con la massima attenzione.

Adattamenti osteopatici del cingolo scapolare

Il cingolo scapolare, ovvero la clavicola e la scapola, deve essere in perfette condizioni dinamica.

Restrizioni a questo livello infatti coinvolgono la dinamica dello stretto toracico in maniera molto diretta, anzi è possibile affermare che tali strutture siano quelle più direttamente coinvolte nella sindrome dello stretto toracico.

Innanzitutto possono essere presenti restrizioni a livello delle articolazioni sterno-costo-claveare, alla base del collo, e acromion-claveare, sulla spalla.

La clavicola può presentare restrizioni specifiche a livello del muscolo succlavio, situato inferiormente, oltre che grande pettorale e deltoide, per citare i principali; inoltre può ricevere tensioni dalle già citate fasce cervicali.

La scapola può essere limitata anteriormente dalle contratture dei muscoli piccolo pettorale e coraco-brachiale e posteriormente dalle contratture dei muscoli della cuffia dei rotatori e dei grandi muscoli dorsali, fra cui il trapezio.

Tutte queste parti devono essere quindi revisionate e trattate con precisione, anche perché sotto alla clavicola vi è proprio lo stretto toracico che offre passaggio al fascio vascolo nervoso dell'arto superiore.

Adattamenti osteopatici del torace

A livello toracico le strutture anatomiche maggiormente coinvolte sono soprattutto le prime due coste che offrono inserzione ai muscoli scaleni.

Nello specifico le tensioni di questi muscoli portano ad un innalzamento delle prime due coste e quindi a una chiusura dello stretto toracico.

Oltre a questo, le prime due coste possono presentare restrizioni di mobilità anche a livello delle articolazioni con le rispettive vertebre, per cui il tratto dorsale alto deve essere riequilibrato.

Naturalmente le prime due coste subiscono anche l'influenza degli adattamenti funzionali di tutta la gabbia toracica per cui l'indagine deve essere estesa a tutto il torace.

Per esempio le coste dalla terza a alla quinta possono essere sollevate a causa di contratture muscolari del muscolo piccolo pettorale, a cui offrono inserzione.

Inoltre, in generale, l'intera gabbia toracica può essere messa in difficoltà da eventuali contratture dei muscoli intercostali e dei muscoli toraco appendicolari.

Tutte questi adattamenti tendono a traslare le coste verso l'alto andando così a creare una situazione di chiusura a livello dello stretto toracico.

Adattamenti osteopatici dell'arto superiore

L'arto superiore può presentare adattamenti dinamici in grado di generare compressioni a livello dello stretto toracico.

Soprattutto i muscoli in partenza dalla scapola, come per esempio i capi lunghi di bicipite e tricipite brachiale o i muscoli grande pettorale e grande dorsale, per citare i principali, in stato di contrattura possono provocare un abbassamento significativo della spalla e del cingolo superiore.

Questo ha come risultato una compressione sulle strutture vascolo nervose in transito nello stretto toracico.

Inoltre all'arto superiore è anche annesso il sistema delle fasce del cavo ascellare le cui tensioni si ripercuotono sullo stretto toracico in maniera molto diretta.

Casi reali

Riferisco il caso di un operaio di 42 anni affetto da sindrome dello stretto toracico da circa un anno.

Questo Paziente aveva iniziato a riferire formicolio e insensibilità alla mano destra, soprattutto alle prime tre dita, durante la notte.

La sintomatologia è andata poi peggiorando poiché tali sintomi avevano cominciato a manifestarsi anche di giorno e inoltre ad essi si era aggiunto anche un deficit di forza poiché a questo Paziente spesso cadevano le cose dalle mani.

Successivamente era comparso anche il dolore, inizialmente al torace e poi all'intero arto superiore.

Il problema, nel giro di qualche mese, era diventato invalidante poiché impediva di lavorare, anche in considerazione del fatto che questo Paziente svolgeva un mestiere faticoso.

Fatte le opportune visite mediche, era stato avviato a un percorso riabilitativo a base di esercizi di stretching, massoterapia distrettuale e tecarterapia; inoltre il Paziente si era anche rivolto all'agopuntura. Il tutto senza risultati evidenti.

Infine questo Paziente era approdato all'Osteopatia su consiglio di un Ortopedico.

All'esame osteopatico presentava restrizioni a livello della base del cranio e importanti adattamenti dinamici a partire dal tratto cervicale fino alla mano. La clavicola era notevolmente abbassata e lo stretto toracico in stato di compressione notevole.

È stato necessario intervenire con tre sedute distribuite in circa un mese. Il lavoro osteopatico è stato incentrato sulla risoluzione di detti adattamenti e sul ripristino della corretta dinamica fisiologica a livello cervico toraco brachiale.

L'iter osteopatico è stato risolutivo poiché, una volta eliminate le tensioni cervicali, toraciche e brachiali, lo stretto toracico ha ripreso il suo assetto normale con conseguente decompressione del fascio vascolo nervoso.

I sintomi sono completamente regrediti nell'arco di qualche settimana, quindi non immediatamente ma è necessario considerare che il quadro era attivo da più di un anno.

In generale, in caso di problematiche croniche, non è possibile ottenere soluzioni rapide; in ogni caso il ripristino dell'assetto dinamico è assolutamente necessario e molto spesso sufficiente a risolvere stabilmente la sindrome dello stretto toracico.

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